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Corsi online, qualche prima riflessione

Mentre continuo a raccogliere feedback riguardanti la formazione online (me ne avete lasciati?) ho iniziato ad erogare i primi workshop, inizialmente studiati per essere fruibili in aula (e che sfruttavano le pratiche acquisite durante il corso svolto lo scorso anno riguardo al training from the back of the room) in modalità full-remote.

Non voglio entrare adesso nel dettaglio del contenuto dei corsi ma più del setup (spazi, software e modalità di ingaggio) che ho preparato e di come lo farò evolvere nel prossimo futuro.

Premetto che in questi giorni, complessi un po’ per tutti, sto lavorando da un ufficio di emergenza, arredato nella stanza degli ospiti in mansarda, la luminosità non è ottimale, lo spazio è scarso ed a mia disposizione avevo una scrivania Ikea 120×60 cm usata precedentemente per i lavoretti dei bimbi.

Non intendo descrivere la postazione perfetta o spendere migliaia di euro per attrezzatura all’ultimo grido, piuttosto cerco di crearmi una postazione utile e funzionale per continuare anche in futuro ad erogare formazione a distanza, anche, da casa.

Monitor, Scrivania e Sedia

Con un monitor da 26”, la tastiera (meccanica ma a layout minimale), una luce led da tavolo ed il portatile ho gran parte della superficie disponibile (anche in profondità) occupata e ho quindi poco spazio di manovra per tenere un blocco appunti o per posizionare la webcam ad una distanza tale da essere ripreso con una inquadratura accettabile.

Siccome cambiare la scrivania con una profonda 80 cm nell’attuale stanza è qualcosa di complicato, molto probabilmente andrò a montare un braccio porta monitor in affiancamento ad un supporto per laptop da montare su un secondo braccio, questo aumenterà anche l’ergonomia complessiva permettendomi di avere una postura migliore.

Alternativamente optare per un semplice supporto per monitor, sotto al quale fare alloggiare la tastiera quando non usata, potrebbe già risolvere alcuni problemi, ma sarebbe una soluzione di ripiego.

Il layout con doppio monitor esterno per ora lo lascio in ufficio, per via dello spazio limitato, riservandomi però in futuro la possibilità di montarlo anche a casa grazie al doppio braccio del porta-monitor.

Ciò non toglie che sostituirò (probabilmente dopo l’estate) l’attuale scrivania con una più stabile, e meno martoriata dai lavoretti dei bimbi. Regolabile in altezza sarebbe bellissimo, ma alquanto complesso per le restrizioni della stanza.

Sul fronte sedia per ora sto utilizzando una classica Markus di Ikea, in attesa di recuperare la mia amata Aeron di Herman Miller.

… stare seduti per 3-4 ore a parlare è stancante e farlo in uno spazio mal progettato lo è ancora di più!

Perché parlo di scrivania e sedie? Perché stare seduti per 3-4 ore a parlare è stancante e farlo in uno spazio mal progettato lo è ancora di più! Senza contare che se non avete modo di usare al meglio gli strumenti a vostra disposizione rischiate di spezzare l’esposizione distraendovi per spostare la tastiera, in mezzo mentre vi segnate un appunto, o per la schiena dolorante a causa della sedia sbagliata.

Webcam, Microfoni e Luci

Come ho scritto poco sopra la stanza è di fatto un po’ buia, inoltre (a peggiorare le cose) la fonte di luce naturale è alle mie spalle (essendo la stanza in mansarda non ho modo di cambiare il layout del mobilio) rendendomi le cose un po’ più complesse durante le riprese.

Se sul fronte luminosità ho risolto, in modo più che dignitoso, con una lampada led da scrivania regolabile (anche nei toni di luce) non è stato così anche sul fronte webcam. Quella del Macbook Air si è rivelata non sufficiente ed anche una Logitech C310 (presa in prestito) non ha dato i risultati aspettati. Ecco perché il prossimo upgrade verterà, molto probabilmente, tra la Razer Kiyo e la Logitech C922 o C930E (se avete suggerimenti sono tutto orecchie).

Ho pensato, e non nego di essermi lasciato affascinare per un paio d’ore, anche a microfoni da tavolo come il Yeti di Blue/Logitech ma non avendo velleità da podcaster, per ora, lascio sbollire l’interesse. Quindi continuerò ad usare, con immutata soddisfazione, le Jabra Evolve 75.

Quando fate delle video call è indispensabile che la luce non sia alle vostre spalle e che il vostro viso sia ben illuminato. Il setup della webcam dovrebbe lasciare un po’ di spazio sopra la vostra testa e riprendere anche parte del busto inoltre cercate una webcam che funzioni anche in ambienti bui o in condizioni di luce scarsa. Se usate cuffie o microfoni esterni accertatevi di avere filtri attivi anti rumore di fondo e la soppressione del suono ambientale (in modo da non distrarvi per ogni rumore intorno a voi).

Streaming, Presentazioni e Software

Ho provato a fare streaming con diversi software ed alla fine quello che mi ha dato maggiori soddisfazioni rimane Zoom. Non solo per l’immediatezza d’uso, anche per i neofiti, ma perché è particolarmente flessibile nella gestione di un’aula e regge, senza grossi problemi, fino a 100 utenti connessi contemporaneamente (a tal proposito il GrUSP sta utilizzando Zoom per ospitare tutti gli eventi online dei vari PUG dislocati per l’Italia). Registrazione, screen sharing e gestione di stanze di lavoro sono solo alcune delle funzionalità di Zoom utilizzabili per gestire corsi frontali o workshop interattivi.

Dopo una serie di prove mi sono accorto che avere in video le facce dei partecipanti mi aiuta molto ad erogare i corsi online. Di solito, quando sono in aula, in base agli sguardi capisco quando fermarmi, fare una battuta per allentare la tensione o interagire con gli studenti; tutto questo è reso molto più difficile dall’assenza di feedback (anche visivi) ed i primi workshop sono andati al doppio della velocità perché, inconsciamente, non osservavo l’aula in quanto occupato ad guardare il monitor.

i primi workshop sono andati al doppio della velocità perché non osservavo l’aula in quanto occupato ad guardare il monitor.

Questo mi ha fatto anche riflettere sul miglior strumento per fare presentazioni online e quello che è emerso è che tra Keynote[1] e Powerpoint quest’ultimo è molto più duttile e versato a fare workshop online. Innanzitutto perché in Powerpoint la modalità di presentazione può girare in finestra, condividendo quindi solo quest’ultima e non tutto il monitor, e poi perché (usando l’iPad come terzo monitor spia) è possibile reindirizzare la presentazione su un monitor a propria scelta, mantenendo la modalità presentatore con le note e le slide successive su un altro monitor ma, soprattutto, continuando a vedere l’interfaccia di Zoom con tutte le webcam attive!

Ho valutato anche di usare degli strumenti di presentazione basati su HTML, ma ho una certa avversione a questi ultimi e quindi li ho scartati a priori.

Il mio setup di presentazione è quindi ora costituito da Zoom che condivide la finestra di Powerpoint sull’iPad (tramite Duet Display), il monitor principale (il 26”) con tutte le webcam dei partecipanti, il secondario (quello del Macbook Air) in modalità presentatore (note e prossima slide) e la webcam montata sul display da 26” in modo da dare l’impressione di guardare negli occhi le persone.

Sul fronte degli esercizi interattivi da fare durante il workshop ho usato sia Miro che Mural, non ho per ora forti posizioni verso uno o l’altro, magari prossimamente su classi un po’ più ampie (>30 persone) analizzerò meglio i rispettivi punti di forza e debolezza.

Per eliminare le fonti di distrazione ho, ovviamente, eliminato tutte le notifiche del sistema, chiuso le applicazioni non indispensabili. Aperto un browser in modalità privacy (per evitare possibili popup di notifica) e staccato il cellulare. Ovviamente i bimbi sono passati a trovarmi più di una volta per capire perché parlavo da solo come un matto da così tanto tempo! :)

Quando decidete di erogare un corso/workshop interattivo sperimentate diversi software, layout di video e configurazioni di sistema. Questo vi aiuterà a trovare il setup migliore per voi e a non avere spiacevoli sorprese durante il corso stesso. Ricordatevi sempre di far preparare gli account dei vari strumenti in anticipo ai vostri studenti e di mandare loro istruzioni semplici e complete per usare gli strumenti scelti per il corso. Se dovete condividere dei video accertatevi di aver impostato in Zoom (o nello strumento che deciderete di usare) la condivisione delle fonti audio del computer.

Erogazione e considerazioni finali

Come per tutte le nuove esperienze, il ciclo di esercizio, ripetizione e miglioramento è necessario per poter capire come poter erogare un servizio sempre migliore.

Non sono ancora pienamente soddisfatto delle mie performance, un po’ perché è meno divertente rispetto a farlo in aula, un po’ perché sento la necessità fisica e psicologica di camminare mentre espongo cose, farlo in una mansarda può risultare spiacevole, ed infine perché (mi) risulta più complesso intercettare i bisogni dell’aula (soprattutto nei momenti frontali). Quest’ultimo punto tra l’altro mi porta ad accelerare nell’esposizione facendomi rischiare di non essere incisivo durante passaggi particolarmente complessi, a tal proposito sto iniziando ad inserire slide “senza nuovo contenuto” in cui far sedimentare quanto detto fino a quel momento con esempi o dando spazio alle domande.

Lavorare da remoto porta l’esigenza di essere pro-attivo rispetto ai propri interlocutori, questo però vale per i docenti ma vale anche per gli studenti, quindi ho iniziato a dare, fin dai primi momenti del corso, strumenti e modi per annotare le domande da farmi o per farle (ad esempio usando le slide vuote descritte sopra).

Lavorare da remoto porta l’esigenza di essere pro-attivo rispetto ai propri interlocutori

Anche la parte interattiva del workshop è in continua evoluzione (o dovrei dire rivoluzione), i 6 trumps illustrati in Training from the back of the room, come lo stare in piedi, dare esercizi per stimolare la curiosità da soli o in gruppo, sono un po’ più complessi da ottenere ma con la giusta dose di preparazione (anche dei partecipanti) penso si possano raggiungere ottimi risultati. Preparazione che però deve avvenire anche da parte degli studenti, preparandosi preventivamente gli account sui vari software da usare e seguendo una serie di piccoli esercizi preparatori per non rischiare di rimanere indietro mentre il resto dell’aula svolge gli esercizi.

Sono sempre più convinto che una corretta esecuzione dei workshop online si debba basare sul concetto di Flipped Classroom, piuttosto che continua formazione frontale ed a tal proposito aggiornerò i miei workshop erogati tramite Apropos. Ciò comporterà un dispendio iniziale di energie maggiore, ma penso che sul medio periodo ripagherà dello sforzo.

[1] Keynote nella modalità presentazione occupa tutti gli schermi senza possibilità di lasciarne uno libero per far girare altri programmi. Se questo modo di ragionare è ottimo durante una conferenza, risulta particolarmente limitante nel momento in cui dovete erogare qualcosa online tenendo d’occhio altro qualche altro software. Se non avete Powerpoint potete sempre esportare la vostra presentazione da Keynote in HTML e farla girare in un browser relegando a Zoom il controllo di solo quella finestra.