Nel perseguire la produzione di software a basso impatto ambientale, non è sufficiente rendere il codice scritto più efficiente, bisogna anche considerare l’efficienza dell’hardware.
Nel settore dell’informatica, ci sono molteplici fattori da considerare in aggiunta al semplice sviluppo del software. In questo contesto, alcuni ricercatori suggeriscono l’importanza di un approccio olistico nel calcolare l’impronta di carbonio dell’industria dell’informatica.
Questo poiché i diversi approcci di valutazione dell’impronta di carbonio adottati possono essere influenzati da fattori geografici e parziali dei nodi della rete. È comunque difficile ottenere efficienza energetica nelle reti globalizzate di tecnologia dell’informazione e della comunicazione. Secondo Koomey, l’efficienza dei componenti elettronici raddoppia ogni 18 mesi, mentre Moore sostiene che il potere di elaborazione aumenta ogni 18-24 mesi.
Ciò significa che l’industria di ICT dovrebbe diventare sempre più ecologica nel tempo, riducendo la sua impronta di carbonio al migliorare l’efficienza energetica. Tuttavia, questo presupposto sta diventando meno attendibile, in quanto l’efficienza energetica si sta avvicinando ai limiti della fisica e l’aumento della domanda di dispositivi porta ad un aumento dell’impegno ambientale.
Vale a dire, non basta considerare l’efficienza in sé, ma bisogna anche prenderla in relazione ad altri fattori, come l’uso di energie rinnovabili e le specificità locali.
In tal modo, si potrebbe avere un’analisi specifica per ogni tipo di prodotto, individuando quali fattori possano avere un impatto più significativo sulla riduzione dell’impronta di carbonio.
Pasek, Vaughan, and Starosielski consigliano un approccio che tenga in considerazione le peculiarità locali delle reti di tecnologia dell’informazione e della comunicazione. Sarebbe quindi opportuno identificare le differenze specifiche tra gli elementi locali misurabili e suggerire come queste differenze possano essere utilizzate per la mitigazione del cambiamento climatico. Esistono anche questi dati necessari per una valutazione prodotto per prodotto dell’efficienza energetica. Altrimenti, come segnalato da Koomey:
“Devising sensible regulations requires making reasonable average power consumption estimates for groups of components that reflect how they would actually be used in real products, not just treating components in isolation“.
Koomey et al.
In sintesi, è necessario un approccio olistico in cui l’efficienza energetica viene considerata nel contesto della specificità geografica e dei dati raccolti sulle singole componenti degli apparati e dei software usati per individuare le soluzioni, purtroppo gran parte degli studi su questo ambito sono in USA, Cina, UK e India mentre paesi come il nostro, o quelli LATAM, hanno pochi dati utili a costruire modelli di analisi e documenti a creare awareness nel pubblico.