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Riutilizzare i vecchi cellulari, o cambiarne il modello di business?

Il classico problema di puntare alla luna e guardare il dito. Creare un datacenter con vecchi cellulari è un’idea ingegnosa ma non risolve il problema di fondo… i cellulari hanno una vita media troppo corta.

È di poche settimane fa la notizia di uno studio di una ricercatrice dell’università di San Diego di sfruttare i vecchi cellulari prossimi allo smantellamento in centri di riciclaggio o, peggio, destinati alla discarica per costruire un datacenter utile ad erogare microservizi (e/o applicazioni serverless) online.

Alla base dello studio il concetto che l’emissione di CO2 relativa alla produzione (embodied Co2), all’utilizzo ed allo smantellamento (recycle) dei cellulari è prevalente nella prima e nell’ultima fase rendendo di fatto anti-economico (da un punto di vista delle emissioni) di riciclarne la materia prima quando i device potrebbero essere utilizzati (repurpose nel gergo dell’economia circolare) per altri scopi.

Da un punto di vista del mero calcolo questo è corretto, e ne ho anche parlato lo scorso anno durante l’AgileDay (intorno al minuto 6.45) introducendo i temi di Green Software.

Sempre durante lo stesso talk (dura 10 minuti, guardatevelo) dico anche che il problema alla radice è che di fatto i produttori (dei cellulari, ma anche di software) ci forzano a cambiare i cellulari con una media di uno ogni 2 anni per rimanere al passo con i tempi.

È il mercato baby. – Direte voi, e non posso che darvi ragione.

Però i produttori, che oggi producono dei dispositivi con una potenza di calcolo pari a quella di un laptop di fascia media (se non addirittura superiore), con minime variazioni anno su anno potrebbero anche rivedere, diversamente, i loro modelli di business al fine di ridurre gli impatti della CO2 generata.

Ad esempio facendo pagare micro-canoni su determinati aggiornamenti, abilitando features particolari a canone, rilasciando (come un po’ già avviene per i Fairphone) componenti aggiornati (e ritirando contestualmente quelli vecchi o danneggiati). O guadagnando da esclusive e transazioni economiche sui loro store (ah, già lo fanno? cavalli golosi…).

Insomma, riutilizzare i vecchi cellulari per erogare servizi online può essere, anzi lo è proprio, un’idea interessante e che riduce la CCI (Computational Carbon Intensity) così come reso esplicito dai dati relativi alle sperimentazioni e dalle conclusioni del paper.

7 CONCLUSION
The major takeaways of this work are:
(1) For specific workloads, clusters of repurposed phones are
cheaper and more carbon efficient than traditional servers.
(2) More broadly, scavenging unwanted equipment shows ex-
cellent potential for building economic and carbon-efficient
systems, especially when renewable energy is plentiful.
(3) Sustainability has operational and manufacturing facets;
manufacturing dominates as operating trends towards zero
with cleaner energy mixes.

Junkyard Computing: Repurposing Discarded Smartphones to
Minimize Carbon
, Jennifer Switzer et al.

Il fatto che un raid di 10 Pixel 3A sia più performante ed usi una scala in meno di energia di una istanza AWS EC2.C5 è rilevante. Ma è altrettanto importante, come ammette anche la stessa autrice del paper, iniziare ad avere delle chiare metriche di emissione di CO2 dei device che stiamo acquistando, ad oggi trovare dati sull’LCA dei prodotti digitali è pressocché impossibile, più o meno come caricare sull’arca di Noè un liocorno.

(4) Accurate LCA information is essential for carbon-based anal-
yses; it would be beneficial if more ICT manufacturers pub-
lished this information, including cloud providers who build
custom systems.

Junkyard Computing: Repurposing Discarded Smartphones to
Minimize Carbon
, Jennifer Switzer et al.

Infine, resto dell’idea che un cellulare che costa tra i trecento ed un migliaio di euro dovrebbe durare, ed essere riparabile, per non meno di cinque anni e che i produttori dovrebbero indagare su linee di business alternative alla sola vendita di hardware; senza obbligarci di fatto ad aggiornamenti forzati solo per non essere vittime di scam che sfruttano bachi di vecchi sistemi operativi.

Perché il vero impatto non è quello derivante dai consumi energetici, ma dal numero eccessivo di prodotti immessi sul mercato, invenduti o finiti in discarica perché studiati per non essere riparati o per un aggiornamento dovuto più a questioni di estetica che a vere necessità.

Our work highlights the need for more holistic analyses of the en-
vironmental impact of computing. With the substantial carbon cost
of manufacturing and the difficulties of responsible recycling, the
energy efficiency of a device may be the least significant component
of its environmental and human impact.

Junkyard Computing: Repurposing Discarded Smartphones to
Minimize Carbon
, Jennifer Switzer et al.