Come al solito preparare talk ed aggiornare slide per le lezioni mi porta ad approfondire temi già visti con nuovi paper, informazioni collaterali e report.
Mentre preparavo il talk per l’AgileDay sul Sustainable Software, talk a corredo di quello fatto lo scorso anno riguardo ai Green Principles mi sono accorto che usare prodotti digitali in modo che siano sostenibili aiuta anche a fare Smart Working.
Ma andiamo per punti.
Quando si parla di Sustainable Software (1, 2, 3, 4) si va a fondo sui temi dell’impatto Sociale, di quello sulla Governance di impresa e di quello Ambientale (appunto il Green Software). Ma lascio l’approfondimento ai primi due argomenti per un prossimo post e continuo qui con l’ultimo.
Quando si parla di Green Software si parla, in soldoni, di abbattimento dei GHG in tutta la filiera di utilizzo dei programmi. Partendo dalla scelta dell’infrastruttura su cui si posizionerà l’hardware, del suo utilizzo ottimale (sia per tasso di carico che di tipologia di energia scelta), passando alla gestione dei dati e del networking per arrivare all’uso sul device dell’utente.
Ad esempio, una delle pratiche più importanti in ambito di Green Web Software (verticalizzazione dei temi sul solo World Wide Web) sono quelle relative al WPO (Web Performance Optimization) di cui, in tempi non sospetti parlavo in giro per l’Italia (ne parlai anche ad una conferenza Delphi). In sostanza più un sito è ottimizzato (meno script, immagine ottimizzate, caching lato client) e minore sarà la banda usata e l’energia utilizzata dai dispositivi degli utenti in fase di rendering.
Tutta questa filippica per dire che tenere d’occhio l’impronta carbonica del software, e dei processi, che stiamo usando è, ai fini del Green Software, importante.
Ma che c’entra lo Smart Working?
Ad esempio, una videocall su Zoom produce tra 100 e 1000 grammi di GHG e necessita tra 2 e 12 litri d’acqua (dipende dal numero di partecipanti, hardware utilizzato per fare le call, fonti energetiche, etc.), decisamente di meno di uno spostamento di auto o sui mezzi pubblici per andare al lavoro, e quindi molto green. Se poi togliessimo, da questa videocall, la componente video ridurremmo il suo impatto fino al 96%.
Benissimo direte voi, ma stiamo pur sempre parlando Remote Working e non Smart Working.
Ecco, se lavorassimo in maniera asincrona quella call potrebbe trasformarsi in una e-mail (tra 3 e 17 grammi di GHG).
La morale?
Se impari a lavorare in asincrono, e smetti di fare call inutili, riduci anche la tua impronta carbonica.
Tutto questo che c’entra con il talk all’AgileDay? Nulla, ma mi divertiva ed uscivo, appunto, da una call-che-poteva-essere-una-mail.