Nei corsi di OKR, dedico la prima giornata alla discussione di misura, misurazione, KPI e KPI multidimensionali, introducendo concetti chiavi per gli OKR e preparando il terreno per le lezioni successive.
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Ieri, durante il Q&A il workshop sul Life Cycle Assessment a Green&Blue Festival è nata una interessante discussione su cosa significa fare framing e come scegliere indicatori e mi sono accorto che usare (ed insegnare) gli OKR mi ha dato un notevole vantaggio sul tema.
Imparare a fare framing dei problemi e sviluppare competenze come il Pensiero Critico è importante per diverse ragioni, non solo nel contesto del LCA, ma anche per identificare le metriche da perseguire per migliorare il proprio impatto complessivo.
Come scrivere un KPI utile
Supponiamo di dover sviluppare una applicazione per tracciare il peso dei nostri utenti e che questa registrasse un valore di 80kg. Questa misura ci dice abbastanza per capire se é peso eccessivo o adeguato alla persona che sta usando l’applicazione? No.
Non ci dice abbastanza perché stiamo parlando di una misurazione estrapolata da un contesto e quindi poco utile a costruire un indicatore che sia utile a stabilire una qualche forma di progressione (o riduzione) del peso.
Aggiungendo altri dati come altezza, sesso, età ma anche la data di registrazione del peso possiamo contestualizzare ed iniziare ad estrapolare indicatori chiave o KPI (Key Performance Indicator) utili a costruire e monitorare il percorso di dimagrimento per il nostro utente.
In una conferenza sulle performance di O’Reilly alla quale ho avuto il piacere di partecipare una vita fa la sigla iniziale diceva testualmente:
Velocity is speed plus direction
Cioè senza sapere dove stiamo andando è poco utile avere come dato la sola velocità di esecuzione. Proprio per questo è importantissimo capire come e perché vanno costruiti i propri KPI.
Ma come si stabilisce se un KPI è stato definito bene?
Mentre continuo a raccogliere feedback riguardanti la formazione online (me ne avete lasciati?) ho iniziato ad erogare i primi workshop, inizialmente studiati per essere fruibili in aula (e che sfruttavano le pratiche acquisite durante il corso svolto lo scorso anno riguardo al training from the back of the room) in modalità full-remote.
Non voglio entrare adesso nel dettaglio del contenuto dei corsi ma più del setup (spazi, software e modalità di ingaggio) che ho preparato e di come lo farò evolvere nel prossimo futuro.
Ovvero come abbiamo gestito con Apropos il blocco di alcune conferenze e relativi corsi per testare nuovi modelli operativi.
Papere
Oggi ho tenuto una mini sessione di Lego Serious Play nella classe della scuola materna di mia figlia. Come al solito il primo esercizio che ho proposto, quello di riscaldamento, ed il mio preferito, è stato quello della Papera.
In 10 minuti avevo 28 papere, disposte a 4 a 4 in 7 banchi e tutte diverse. Alcune molto, altre meno perché i bambini si imitavano in qualche modo quando vedevano qualcosa che gli piaceva in modo particolare.
Da rito ho chiesto cosa hanno notato e da rito la risposta è stata “sono tutte diverse”. Ma c’è stato un però. Però la mia e la sua si assomigliano, perché ci siamo parlati. Qual’è quella giusta?